venerdì 7 febbraio 2020

Reprise 2020

I virus avranno la meglio, i vermi,  le coliche, i batteri, la tosse, il muco, il muco giallo, il muco verde, la muffa, la tachipirina, gli sciroppi, gli antibiotici. Giovanna evoca gli spiriti degli esami del sangue; la pediatra sacrifica la nostra innocenza sull’altare della microbiologia. Tutto negativo, ma intanto palettine, liquidi di conservazione, tamponi: le istruzioni per gli esami delle feci hanno regole più complicate dei giochi di Stefan Feld. Gennaio è stato come quei pacchetti di figurine pieni di doppie,  come il due di coppe quando gioca spade; e febbraio sembra suo fratello piccolo. Il secondogenito è sempre più scatenato del primo, ha libertà che l’altro non si sogna, imperversa, si lancia dallo schienale dei divani a testa in giù, ti salta sullo stomaco puntando i talloni, esige, pretende, non dà segni di addomesticamento. Cosa si nasconde dietro a queste giornate di sole? Elaboro teorie del complotto batterico mentre gli gnomi (ormai 7 e 4 anni) riguardano per l’ottava volta Siamo fatti così su Netflix: la piccola vuole vedere solo le puntate dove ci sono malattie, l’altro ti sveglia nel mezzo della notte per chiederti come funziona la broncopolmonite. Lo fa con la curiosità del filologo che scopre una nuova variante lessicale, una lectio difficilior da far brillare le pupille. Il giorno dopo, al lavoro, con gli occhi che sembrano la bandiera giapponese del sole nascente, mantengo l’aplomb di un rottweiler.
Ho aperto una newsletter un anno fa, pensando, ingenuo, che sarei riuscito a scriverci. E invece. E invece ho scoperto, con il primo e unico iscritto (ciao, Eddie!), che mandare newsletter mi metteva ansia. Una cosa, mi dicevo, è scrivere su un blog. La gente arriva, vede, se vuole legge, se gli va, ritorna, oppure no. Una cosa, invece, è mandare una mail. Diretta.  E per cosa, poi? Per raccontare i cazzi miei?
L’altro giorno ci pensavo, pensavo che avevo un attacco giusto (che ho dimenticato) per un brano e pensavo chissà, magari. Poi Giovanna mi ha chiesto: e la newsletter? Che fine ha fatto? Ho alzato le spalle, come faccio quando Giovanna mi legge nella testa senza saperlo e per non farglielo sapere – lo spavento di qualcuno che in effetti ti conosce – faccio finta di non sapere di cosa parla. Ma l’idea poi ha preso spazio, ha ingombrato, ha sgomitato tra le cose da scrivere, quelle da finire, e allora ecco.

Io non so, vedete voi.




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