venerdì 14 febbraio 2020

Se volete, parliamo del lavoro

Se volete, parliamo del lavoro.
Adesso che tutti tossiscono nel sonno, in casa regna il clima tropicale, e fuori il febbraio è febbraio come pochi febbrai degli ultimi anni (ma le polveri, ah le polveri, così sottili che per capirle devi fare uno sforzo d’interpretazione): parliamo del lavoro. Adesso, qui, mentre il tulipano nel bulbo sfiorisce – ha dimostrato un breve fulgore l’altro giorno in tutta la sua rossità – e i narcisi non hanno avuto la forza di sbocciare, se non il primo, più timido, e forse per questo più forte: parliamo del lavoro. Adesso, stanotte, mentre penso che avrei potuto intavolare un gioco, da solo – in sottofondo il russare rumoroso dei cuscini – per concentrarmi e non dovermi concentrare: parliamo di lavoro. Qui, in casa, mentre una piccola pioggia sgocciola sulle foglie del nespolo del Giappone, la luce del giardino del macellaio è spenta e sembra esserci un’attesa catastrofica nell’aria: parliamo di lavoro.
Lavoro, poi. Chiamalo lavoro.
Ma non è lavoro, questo, è un senso di colpa, un opportunismo cinico, una manipolazione continua, deprivazione del sonno, bipolarismo, tensione, antilingua, rapporti poco chiari, poco onesti, torbidi, l’editoria, la provincia, le pacche sulla spalla, la maschera della morte rossa, la nube purpurea, gli ultracorpi, il Weneto…
Non sono chiaro, lo so, non sono chiaro, ma è solo perché la reticenza può essere una forma di difesa, contro le prepotenze.

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3 commenti:

  1. Finalmente ti rileggo. Per il seguito mi sono iscritto alla newsletter, però mi piacerebbe un casino se tu continuassi a scrivere anche qui.
    Scrivi ale, scrivi. Per favore.

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    1. Mio caro amico, è bello sentirti; è come se qualcuno avesse chiuso una parentesi e il dialogo ripartisse lì dove si era solo sospeso. Non è un caso che quando ho ripreso a scrivere (aspetta, "ripreso a scrivere", mi sembra troppo ottimista: "ripreso a immaginare di scrivere" è più fedele alla realtà) sono venuto per prima cosa ìì da te. La mia idea è di pubblicare tutto anche qui, ma di tenere alcune cose riservate alla "newsletter", perché una certa privacy mi permette di scrivere di cose che non potrei scrivere pubblicamente. Grazie. p.s. non mi è arrivata la tua iscrizione, se no ti mandavo anche il resto del post...

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  2. Molto bene, ale. Per le newsletter: è colpa mia, non avevo confermato via e-mail. L'ho fatto adesso.
    Grazie, e a presto.

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