Cerco la rissa, ho l’urlo facile, le borse. Mi aggiro con il telefono in tasca, il kindle nella mano destra, il tablet sotto il braccio sinistro. Di notte cerco il baluginare del computer, giro intorno al tavolo come una falena. Ho strani pruriti agli occhiali. Se fuori c’è il sole abbasso le tapparelle, sono sempre in ritardo, il tempo si comprime di scatto senza poi esplodere. “Ho un sacco di cose da fare”, dico a Giovanna, di notte, “Non so come fare”. Mi passo una mano sulla fronte, sudo. Cerco di afferrare una zanzara che mi passa accanto all’orecchio. Sembro matto. Giovanna striscia un dito sul cellulare per girare la pagina del quotidiano. “Non ti vedo agitato per il fatto che il mondo è fottuto”, mi dice.
“Ma valà”, rispondo.
“Hai sentito la Capua, oggi?” mi chiede. Ha il viso illuminato di azzurro, gli occhiali che riflettono lo schermo.
“C’è una zanzara”, rispondo. Mi alzo in piedi sul letto, scruto i muri con la torcia del cellulare: “Ci mancavano le zanzare”.
Giovanna mi guarda: “Dovremo comprare un saturimetro”.
“Shh. Lo senti il ronzio?”.
“Un saturimetro in ogni casa. Lo dice Fuksas”.
“Fuck-sas”, rispondo tirando una manata alla parete.
“Non starai mica schiacciando le zanzare sul muro, vero?”.
Mi blocco: “Hai sentito?”.
“No, cosa?”.
Corro dai bambini, sveglio Ada, la porto in bagno. “Anche per oggi le lenzuola sono salve”, dico.
Nessun commento:
Posta un commento