martedì 13 settembre 2011

Non contento dei vari colloqui in cui mi ha incastrato mio padre nel corso degli anni - con l'ipotesi tutta da dimostrare che parlare faccia sempre bene - detta poi da uno che al giorno spiccica sì e no cinque frasi - di cui una è "quando si mangia?" - mi ritrovo ad inseguire un headhunter - o uno headhunter? - che dovrebbe, in qualche modo, darmi delle dritte riguardo la mia carriera - farmi un dirigente d'azienda - un'azienda destinata al fallimento, se può fare dirigente uno come me - più che destinata: votata, alla ricerca del, al perseguimento del fallimento, un fallimento catastrofico e multicolore, rumoroso, frastornante - mentre io ambirei alla casalinghità - ho giustappunto il ragù sul fuoco, solo che non c'è vino rosso in casa, allora c'ho aggiunto il vermouth - vi farò sapere - questo cacciatore di teste - che si chama qualcosa come Ulrico e nella mia immaginazione assomiglia a Marlon Brando quando interpreta Kurtz - questo gigante calvo - che magari calvo non è - e forse è alto un metro e cinquanta - questo genio del male, ingegnere spaventoso bianchiccio e spavaldo - non so, se avete letto Meridiano di Sangue, una roba tipo il Generale - questo personaggio fantasmagorico si nega e lascia detto che non c'è - lui. lui! - con tutta la fatica che ho fatto io per accettare di chiamarlo - con tutto l'odio e il disagio che ho per queste cose - lui, si nega. E vabbe', meglio così.

Nel frattempo io e G. ci adattiamo lentamente alla presenza uno dell'altra, non senza frizioni, ma meno estreme di un tempo, e forse la cosa è data anche dal fatto che ciondolo a casa tutto il giorno - cosa che mi piace assai, ma che forse mi aliena un po', soprattutto quando le giornate le passo male, senza lavorare.


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