Viviamo in un quartiere malfamato. O almeno, così si dice. Come in the wire, per chi l'ha visto, quest'estate i marciapiedi erano piantonati da gruppetti di spacciatori.
Mia madre dalla finestra li fotografava per spaventarli.
- Ma che fai - diceva mio padre - è una macchina rotta, quella -
- Shhh! - rispondeva mia madre - non vedi che non lo sanno? -
- Sì ma la mia macchina sì che sanno qual è...
Gli spacciatori prima si coprivano il viso, poi insultavano. Uno si è tirato giù i pantaloni. Allora mia madre si è procurata una vera macchina fotografica e ha iniziato un reportage, nascosta dietro le tende del salotto. Alcune foto sono uscite sul giornale.
Poi sono arrivati i militari, la guardia di finanza, i carabinieri che passano le giornate al cellulare perché non hanno nulla di cui occuparsi. Appena se ne vanno, gli spacciatori tornano, riprendono possesso degli angoli delle strade. In bicicletta, setacciano le vie.
Vanno molto di moda i machete. O le risse con le bottiglie spaccate. Quest'estate c'è stata una lotta per il controllo del territorio, due bande si sono incontrate a mezza strada. Più di cinquanta spacciatori armati di catene e mazze e caschi da motocicletta se le sono date a pochi metri da casa.
L'altro ieri un medico è stato preso a calci perché, dice il giornale, aveva guardato con insistenza due spacciatori. Ieri un senegalese ha perso quattro denti perché si rifiutava di regalare le sigarette. Le case crollano di prezzo, gli studenti non girano più di notte e i genitori si rotolano nel letto, in preda ad ansie indicibili.
Eppure qui tutto sembra normale, il bar sotto casa procede con i rinfreschi di laurea che ascoltiamo rimbombati dai portici, i dieci panettieri della via vendono le loro pizzette, il supermercato degli antipatici continua con la sua opera di antipatia verso il mondo.
Mia madre dalla finestra li fotografava per spaventarli.
- Ma che fai - diceva mio padre - è una macchina rotta, quella -
- Shhh! - rispondeva mia madre - non vedi che non lo sanno? -
- Sì ma la mia macchina sì che sanno qual è...
Gli spacciatori prima si coprivano il viso, poi insultavano. Uno si è tirato giù i pantaloni. Allora mia madre si è procurata una vera macchina fotografica e ha iniziato un reportage, nascosta dietro le tende del salotto. Alcune foto sono uscite sul giornale.
Poi sono arrivati i militari, la guardia di finanza, i carabinieri che passano le giornate al cellulare perché non hanno nulla di cui occuparsi. Appena se ne vanno, gli spacciatori tornano, riprendono possesso degli angoli delle strade. In bicicletta, setacciano le vie.
Vanno molto di moda i machete. O le risse con le bottiglie spaccate. Quest'estate c'è stata una lotta per il controllo del territorio, due bande si sono incontrate a mezza strada. Più di cinquanta spacciatori armati di catene e mazze e caschi da motocicletta se le sono date a pochi metri da casa.
L'altro ieri un medico è stato preso a calci perché, dice il giornale, aveva guardato con insistenza due spacciatori. Ieri un senegalese ha perso quattro denti perché si rifiutava di regalare le sigarette. Le case crollano di prezzo, gli studenti non girano più di notte e i genitori si rotolano nel letto, in preda ad ansie indicibili.
Eppure qui tutto sembra normale, il bar sotto casa procede con i rinfreschi di laurea che ascoltiamo rimbombati dai portici, i dieci panettieri della via vendono le loro pizzette, il supermercato degli antipatici continua con la sua opera di antipatia verso il mondo.
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