Di notte pulsa la fosforescenza, sborda l'ora legale dalla radiosveglia, le luci di natale ancora da archiviare, la lampada alogena in salotto, il display del decoder che non spegni mai, l'occhio del portatile, il bagliore dello spam sul cellulare in carica e, nello sgabuzzino, la spia lampeggia della lavatrice carica di roba da asciugare. I giorni vaporosi si sono trasformati in cupi, gli autobus, la pioggia, la foresta pluviale nella serra – questo hangar gigante a zelarino che vi incapsula –, e noi febbricitanti rinchiusi nel nostro minestrone, in attesa di un normale ritorno del normale.
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