Alla fine questo cacciatore di teste si è rivelato anche una persona gradevole, un ingegnere baffuto, coi capelli bianchi, forse un po' di destra, alto più o meno un metro e sessanta, sui cinquant'anni, tutto preso da internet come solo certe generazioni sanno esserlo, con quell'entusiasmo, allegro e un po' infantile, di chi - per esempio - vede i lego per la prima volta nella sua vita dopo i trent'anni e pensa di poterci costruire gli aereoplani.
Il nostro pomeriggio, invece, mio e di G, è stato funestato da un suo collega insegnante, circa della stessa età del cacciatore, della stessa altezza, più grasso, ingegnere, coi baffi, ma più corti, più curati, con un maglione rosa portato sulle spalle e una fatica nell'eloquio non compensata da timidezza: tali e tanti racconti inutili c'ha fatto - passando attraverso pause, sbuffi, riarticolazioni del discorso, passi indietro, passi falsi, divagazioni, inceppamenti - che alla fine eravamo stremati, senza forze, senza energia, senza fiducia nel mondo, e meno che meno nel mondo della scuola, dove uno così può prendere in ostaggio venti ragazzi di sedici anni per 18 ore alla settimana, e dire poi che sono zucconi, che hanno lo sguardo da mùssi.
Di tutte le storie che c'ha raccontato non ne ricordo mezza, se non quella d'esordio, quando è entrato in casa nostra, e io non l'avevo mai visto prima e noi stavamo finendo di mangiare. Si è seduto lì e non si è più alzato per circa un'ora. Riporto fedelmente.
"Eh... perché io... uff... ho abitato da studente, qui... Qui vicino. Avevo una compagna di studi... Sono andato da lei un giorno, c'era... nella sua stanza, un poster... una vignetta di quel... Mordillo... sul muro, me la ricordo. E... il personaggio femminile... Mafalda... quello lì, quel personaggio... ce n'era uno femminile, uno maschio. Due personaggi insomma... sul poster. E alla fine il maschio fa vedere il [agita velocemente il dito indice, guarda in alto]... il... il... pisellino... e dice Io c'ho questo, e tu no! [ride tanto]... in tutta la vignetta i due si dicono... io c'ho questo, tu no... io c'ho i libri, tu no... io c'ho... questa cosa, tu no... e alla fine, lui [sorride, mostra i denti dell'arcata inferiore] si tira giù le mutande... e dice... Io c'ho questo e tu no! e allora la... il personaggio... lei... dice: dice mia madre che... uff... dice mia madre che quando sarò grande... di quelli potrò averne quanti ne voglio... [sospira] eh, me lo ricordo... me la ricordo bene quella vignetta..."
Il nostro pomeriggio, invece, mio e di G, è stato funestato da un suo collega insegnante, circa della stessa età del cacciatore, della stessa altezza, più grasso, ingegnere, coi baffi, ma più corti, più curati, con un maglione rosa portato sulle spalle e una fatica nell'eloquio non compensata da timidezza: tali e tanti racconti inutili c'ha fatto - passando attraverso pause, sbuffi, riarticolazioni del discorso, passi indietro, passi falsi, divagazioni, inceppamenti - che alla fine eravamo stremati, senza forze, senza energia, senza fiducia nel mondo, e meno che meno nel mondo della scuola, dove uno così può prendere in ostaggio venti ragazzi di sedici anni per 18 ore alla settimana, e dire poi che sono zucconi, che hanno lo sguardo da mùssi.
Di tutte le storie che c'ha raccontato non ne ricordo mezza, se non quella d'esordio, quando è entrato in casa nostra, e io non l'avevo mai visto prima e noi stavamo finendo di mangiare. Si è seduto lì e non si è più alzato per circa un'ora. Riporto fedelmente.
"Eh... perché io... uff... ho abitato da studente, qui... Qui vicino. Avevo una compagna di studi... Sono andato da lei un giorno, c'era... nella sua stanza, un poster... una vignetta di quel... Mordillo... sul muro, me la ricordo. E... il personaggio femminile... Mafalda... quello lì, quel personaggio... ce n'era uno femminile, uno maschio. Due personaggi insomma... sul poster. E alla fine il maschio fa vedere il [agita velocemente il dito indice, guarda in alto]... il... il... pisellino... e dice Io c'ho questo, e tu no! [ride tanto]... in tutta la vignetta i due si dicono... io c'ho questo, tu no... io c'ho i libri, tu no... io c'ho... questa cosa, tu no... e alla fine, lui [sorride, mostra i denti dell'arcata inferiore] si tira giù le mutande... e dice... Io c'ho questo e tu no! e allora la... il personaggio... lei... dice: dice mia madre che... uff... dice mia madre che quando sarò grande... di quelli potrò averne quanti ne voglio... [sospira] eh, me lo ricordo... me la ricordo bene quella vignetta..."
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