sabato 17 settembre 2011

Spesso ho la fantasia di guardare dentro le case, verificarne le stanze, l'altezza dei soffitti, i giardini. Mi frustrano i muri, i cancelli, gli ostacoli alla vista; com'è la vita in quei condomini? Cosa si nasconde all'interno di un isolato? Così pensavamo con G, mentre si camminava per la via principale: e ci si stupiva delle vetrine che non avevamo mai visto, delle nuove palestre dove prima c'erano i locali alla moda, delle vie private dove il silenzio era rotto non dalle macchine ma dalle televisioni accese, o dal fruscio degli alberi al vento, nella notte.

Ma poi ti dici che è tutto normale, tutto impossibile, e nemmeno gli ubriachi sul ponte, provenienti direttamente da un film di De Sica degli anni '50, nemmeno loro sembrano fuori posto, anzi, è questo il loro luogo, è qui che devono stare, blaterare, muoversi. Da lontano, nell'associazione contro il razzismo, un coro di voci africane risuona monotono. Finché a un certo punto, verso mezzanotte, dalla scalinata sul fiume, vediamo salire delle piccole mongolfiere bianche, luminose; si alzano nel cielo sgombro e lo illuminano delle loro fiammelle da lanterna. E' il compleanno di qualcuno...

Tutto così, abitiamo in un posto strano, forse magico, anche se deserto la sera. Il fiume, gli alberi, le luci flebili, il silenzio, le lanterne volanti, le strade private che di colpo ti si aprono davanti, squarciando la continuità delle case.

Alle tre del mattino ci sveglia una salva di petardi sotto la nostra finestra. Nella confusione sonnolenta penso che stia andando a fuoco la casa, ma non è nulla, ci riaddormentiamo.

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