venerdì 20 marzo 2020

Intervallo (3)

Di sera usciamo in balcone a rivedere le stelle come buon auspicio, ma il nespolo del Giappone ci sbarra in parte la vista. Abbiamo ancora mezza bottiglia di Porto, il silenzio è incredibile. Le case attorno hanno le tapparelle abbassate. La nostra terrazza è spoglia, perché nessuno di noi ha quello che si dice il pollice verde; resiste l’ulivo nel vaso che gli sta stretto, resiste l’agave, con la sua serafica puntigliosità, resistono le piante dai nomi poco usati perché non li sappiamo: li cerchiamo ogni volta sulle applicazioni di riconoscimento fogliare, ma nella nostra memoria non attecchiscono. A sinistra, il balcone di mia madre sembra la giungla amazzonica. Un fusto snello di avocado si staglia sopra il resto, come a indicare alla vista una direzione. Il mio sguardo si muove a spirale per comprendere tutto, tutto il cortile, tutto il lavoro, la casa, i bambini, i pranzi, le cene, la connessione, il sole, le pulizie, le lezioni, i compiti per casa, i video, le riunioni, gli scazzi, le riappacificazioni, la lotta, i cavi delle ricariche, gli elenchi, l’attesa nella bolla enorme, le cose come sono, le cose come saranno, un vortice, un gorgo, un ingorgo: e le cose da raccontare. Ogni giorno mi appunto mentalmente qualcosa che poi mi sfugge, le giornate si sfibrano, le giornate ci sfibrano.

Oggi sono uscito dal quartiere per ritirare alcuni faldoni di lavoro. “Ma mi raccomando”, ha detto il capo, che ogni giorno, da sola, occupa l’ufficio, e che al telefono mima un tono pacato dal quale traspare una leggera vibrazione d’ansia: “Se ti fermano devi dire che vai in farmacia. E mantieni le distanze di sicurezza!”. In bicicletta non ho questo problema. Non tutto è deserto, incrocio pochi pedoni (mascherina sì, mascherina no, guanti sì, guanti no, cane sì, cane no); la dimensione apocalittica è mitigata dalle automobili parcheggiate. Il tabaccaio all’incrocio è implacabile: la sua vetrina è piena di mini peluches, e un cartello dice “Offertissima trudini di primavera!”. Fino a un mese fa era “Offertissima trudini di Carnevale!”; tra un mese sarà “Offertissima trudini di Pasqua!”. Comincerò a preoccuparmi quando smetterà di aggiornare i cartelli. Mi si accosta una macchina dei carabinieri, in due, con mascherina, di quelle con il filtro antiparticelle. Ci guardiamo. La mascherina si muove con il respiro. Poi la volante riparte.


[NOTA DI ALE]
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