Le lavatrici sono un problema, i vestiti sono un problema, il cibo è un problema, la colazione è un problema, la cena è un problema, i compiti sono un problema, le pulizie sono un problema, lavarsi è un problema, la spesa è un problema, il lavoro è un problema, il sonno è un problema, tossire è un problema, il tempo è un problema, il clima è un problema, l’universo è un problema… ma è la durata, più di tutte, ad essere una dimensione esoterica… E così, mentre i vestiti da lavare si accumulano nella vasca da bagno – sgocciola il rubinetto sui nostri calzini sporchi, oh Ermione –, tentiamo, come tutti, di organizzare una routine che possa alleggerire le giornate e preservare un tot di salute mentale, ma i bambini hanno preso la cosa seriamente e non c’è mattina che Guido non si svegli chiedendo, per prima cosa, “giochiamo a un gioco?” o che durante la giornata Ada (confidenzialmente detta “la Bambina”) non beva almeno dodici biberon pieni del suo cocktail preferito* o che, in diversi momenti, i calzini dei due non finiscano lanciati in cima alle poltrone per non essere recuperati mai più. Calzini spaiati, naturalmente. In mezzo a tutto questo, fondamentalmente, ci si mena, tutti contro tutti, oppure si regredisce, oppure il telefono. Sanità mentale, sì, certo. Non mi lamento, non mi posso lamentare, non mi lamenterò, se non di questo: di notte, a varie ore, lo spazzolino elettrico di Guido si accende da solo, e vibra, come un richiamo d’amore notturno, tutto per me.
*Una sorta di White Russian con molta acqua al posto della vodka.
Bonus
Una volta alla settimana, durante la cena, la Bambina esprime nostalgia dei suoi compagni di asilo alzandosi in piedi in cima alla sedia. Piedi nudi, naturalmente. A quel punto, mentre la osserviamo con le forchette alzate, lei si solleva le maglie per mostrare l’ombelico e dice: “Volete vedere quanto grande è la pancia di Edoardo?”.
[NOTA DI ALE]
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