Usciremo con i capelli lunghi, gli occhiali appannati, i vestiti sdruciti perché camminiamo radenti ai muri. Ma intanto intasiamo le linee telematiche: l’evoluzione ci fornirà di orecchie prensili; dita sottili e guizzanti e pulitissime; e di un baluginio sottopelle per lèggere durante le notti piretiche.
Ah, ma – dice – i cinesi, cos’hanno fatto i cinesi? Gliene direi quattro, io, a quei cinesi. Ma che ci fanno coi pipistrelli? E adesso in Cina? Cosa fanno in Cina? I bambini dormono: le ultime ore della sera le passiamo a contenere l’energia, prevenire pianti, uno sforzo inane per cenare senza che un minore qualsiasi salga sul tavolo e balli una mazurca nel piatto – e comunque spaghetti in aria, saltano sulle stokke, mangiano correndo, con la bocca piena fanno una capriola, cantano, si rubano le cose dal piatto, sputazzano, si menano, il gioco del pappagallo, rovesciare bicchieri d’acqua, maniche nel sugo, l’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare. Nessun urlo li arresta, nessun divieto verrà rispettato: dopo una certa ora i gremlins invadono il salotto, fortuna che ancora non sanno far nodi, se no ci legherebbero alle sedie, e incendi dappertutto. Nella notte, dopo aver chiuso le chat di aggiornamento sul mondo, inglobati dalle poltrone e con una cappa di fame nervosa in testa – popcorn? orsetti gommosi? aglio e olio? – valutiamo la situazione geopolitica e i sintomi. Ma questo naso che cola? Ho un respiro faticoso, lo senti? Senti che respiro cinese che ho. (Intanto gli alberi crescono senza controllo, i pettirossi battono alle finestre per prenderci in giro, mentre in casa ci fanno compagnia solo i pesciolini d’argento). E in Africa? Perché in Africa così pochi contagi? L’ho sempre detto che gli africani è gente seria. Sì, ma con tutti quegli affari con i cinesi, uno pensa che… Cinesi in Africa? Ma tu l’hai mai visto un cinese in Africa? Procediamo così, avanti tutta. |
venerdì 13 marzo 2020
Intervallo (2)
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