domenica 6 settembre 2020

Tutto a posto (1)

La zanzara di fine estate, rabbiosa, attende le sere di settembre china nelle pozze delle grondaie o nei portavasi dove alcuni residui umidi sono avanzati dal temporale, delirante, pronta a scattare non appena un varco si apra nelle finestre degli incauti che hanno approfittato del clima per spegnere l’aria condizionata, e, in preda alla vertigine del ronzio, prostrata dalle ferie, quando avrebbe potuto dare il meglio di sé, ma ha dovuto soccombere contro i vetri gelidi dei salotti, delle camere da letto, cadendo poi in un sonno mattutino disturbato dagli incubi del sudore umano, dell’anidride carbonica corroborante, smanaccia contro gomiti, nel retro delle ginocchia, oppure nei padiglioni auricolari, con un’incautela che non si capisce se è la sua condanna o.

Quando Giovanna torna a casa, io e Ada stiamo leggendo I Puffi neri. Mi interrompo per dirle che mi sono licenziato e Ada sbuffa: “Papà, mi leggi?”. La storia è questa: una mosca punge un puffo e lo trasforma in una versione di sé stesso nera, incazzosa e lessicalmente più povera che dice solo “Gnap!”. Il puffo nero morsica un altro puffo che si trasforma a sua volta, e via così.
Giovanna spalanca gli occhi: “Cosa hai fatto?”
“Mi sono licenziato”
“Ancora?”
“Be’, era da più di un anno che non succedeva”, rispondo, mentre Ada spinge il libro sotto al naso.
“Cos’è successo?”.
“Mi sono incazzato”.
“Gnap!”, dice Ada.




 

[Versione integrale solo per chi segue la newsletter, non lo faccio apposta. Giovanna dice che sono ossessionato: è vero].

 


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